lunedì 16 aprile 2012

Lettera dal Brasile n. 3


“Digo aos jovens arquitetos: tenham a sensibilidade de fazer com que seus edifícios tenham alguma coisa a dizer”, diceva Artigas.

La sua FAU, venerdì, diceva molte cose. Parlava di architettura, di arte, ma soprattutto del lavorare insieme per creare entrambe.
Venerdì pomeriggio, nella Facoltà di Architettura della USP, si potevano vedere gli studenti correre da una parte all’altra dell’edificio con pile di cartoni da montare e disporre per creare un’installazione artistica. Era un gioco.
Divisi in gruppi, occupavano lo espaço Caramelo: da quando sono arrivata non è mai stato così bello. Era vivo.


Sabato pomeriggio. 
Nel centro di São Paulo, in Praça da República, non c’è molta gente. Alcuni sono nei botecos, altri guardano distratti le bancarelle della piazza.
Imbocco l’Avenida Ipiranga, l’edificio Italia svetta su tutti gli altri.
Superato, un po’ nascosto, si intravede l’edificio Copan di Oscar Niemeyer: la curva carioca nel cuore dell’architettura moderna paulista.
Dall’altra parte della strada, mi fermo velocemente ad ammirare l’edificio Renata Sampaio Ferreira, progettato da Oswaldo Bratke nel 1956.

Imbocco Rua Major Sertório, per poi svoltare in Rua Bento Freira e raggiungere la sede dello IAB, Instituto de Arquitetos do Brasil. L’edificio fa angolo con Rua General Jardim; dalla piccola, ma fornita, libreria di architettura si può vedere l’ingresso della Escola da Cidade.

Alzo gli occhi per guardare lo IAB e resto colpita dai disegni sul vetro; seppur fatiscente, l’edificio mi sembra bello, ancora non so che è stato progettato da Rino Levi, Jacob Ruchti, Galiano Ciampaglia, Helio Duarte, Zenon Lotufo, Abelardo de Souza, Roberto Cerqueira Cezar e Miguel Forte Neto.

Vi accedo da un piccolo ingresso, percorro la scala – dove gli studenti della Escola da Cidade stanno appendendo i disegni dell’edificio – ed entro nella sala di modesta ampiezza: il pilastro rivestito in mosaico e la parete in mattoni tinteggiata di bianco catturano la mia attenzione.
Alzo nuovamente gli occhi: un Calder libra nell’aria.
Salgo sul ballatoio: le sedie sono quelle disegnate da Mies Van der Rohe.
Esco sui balconi: l’edificio mi sembra sempre più bello.

Saluto il presidente dello IAB, già conosciuto alla FAU; mi presento a Milton Braga per parlargli della mia ricerca; assisto all’incontro.
Dopo, tutti si riversano nei bar della rua, la cerveja è accompagnata dal concerto davanti alla Escola da Cidade.
Entro in un bar, davanti a me Paulo Mendes da Rocha. Lo saluto, ricordandogli il nostro primo incontro. E’ cordiale e simpatico. Mi dice di chiamarlo in settimana: oggi è festa.

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