La ricerca miesiana sullo spazio e sui rapporti tra tecnica e architettura, negli anni ’50, porta ad opere nelle quali lo svuotamento del primo è totale ed assoluto.
A partire da casa Farnsworth, attraverso la casa Fifty by Fifty, il teatro di Mannheim, la Crown Hall, fino ad arrivare alla gigantesca Convention Hall, Mies potenzia lo spazio interno, lo apre a “qualunque funzione”, rendendolo così estremamente flessibile.
Non siamo anche qui in presenza di uno “continuum libero e aperto”? L’uomo è libero di percorrere lo spazio, è separato dalla città, ma, al contempo, grazie alle vetrate, è in costante relazione visiva con essa.
La riduzione all’essenziale, che Cézanne opera nella pittura, può essere vista come uno dei prodromi della diminuzione degli elementi architettonici e strutturali, che appare nelle opere di Mies?