MONUMENTALITA’
URBANA IN BRASILE
STRATEGIE DELLA SPAZIALITA’ PAULISTA
Gli stilemi dell’architettura paulista sono più volte
ricondotti, dalla critica, all’opera di Le Corbusier e di F. L. Wright e,
pertanto, all’influenza che i due maestri hanno avuto nella definizione della
“maniera brasiliana” di fare architettura.
A partire da J. B. Vilanova Artigas e Paulo Mendes da Rocha,
fino ai giovani architetti contemporanei, la metodologia progettuale della Scuola di San
Paolo in Brasile muta e si
arricchisce, pur restando fedele a quei principi ordinatori che, comparsi a
partire dagli anni ’50, hanno portato alla sua definizione.
Seppur distante nell’immagine finale, nella scelta dei
materiali e nelle tecniche costruttive, è però nell’opera dell’altro grande maestro
del moderno – Mies van der Rohe – che è possibile ravvisare una forte vicinanza
con l’architettura paulista. Si ritiene interessante indagare quei temi che,
affrontati dal Movimento Moderno e in particolare da Mies – il rapporto
inscindibile tra architettura e struttura, il ricorso al piano orizzontale, il
carattere monumentale dato all’edificio – trovano nella Scuola di San Paolo
nuove formulazioni, dal punto di vista formale, ma anche ideologico
La ricerca condotta dall’architetto tedesco sullo spazio e
sui rapporti tra forma e tecnica, insieme alle sue idee sull’arte del
costruire, hanno probabilmente influenzato quest’architettura, che ricerca
nella chiarezza costruttiva, nella purezza del materiale, nell’essenzialità
della forma, la sua bellezza.
Mies van der Rohe, New National Gallery, Berlino, 1968 |
Nell’edificio dell’IIT, ma in maniera più chiara in quello di
Berlino, egli concilia il continuum
spaziale con la logica costruttiva tettonica; in entrambi lo spazio è chiuso da
una grande piastra piana in acciaio.
Le ricerche miesiane sulla struttura
perfetta avevano già portato l’architetto tedesco a cimentarsi, nel 1953, con
un progetto ambizioso, ma soprattutto estremo: la Convention Hall di Chicago.
J. B. Vilanova Artigas, FAU_USP, San Paolo, 1961 |
La riduzione dell’oggetto architettonico a forme elementari,
il ricorso alla piastra di copertura, le grandi luci strutturali che permettono
di liberare lo spazio interno da sostegni intermedi, il carattere monumentale
impresso all’edificio sono tutti temi riconoscibili nell’architettura paulista,
espressi attraverso strategie compositive varie e diversificate.
Alcune opere dei maestri brasiliani – J. B. Vilanova Artigas
e Paulo Mendes da Rocha – consentono pertanto di individuare analogie e differenze con
l’opera miesiana.
P. Mendes da Rocha, MuBE, San Paolo, 1988 |
P. Mendes da Rocha, Praça do Patriarca, San Paolo, 1992 |
Nei progetti brasiliani lo spazio è inteso come democratico,
flessibile, collettivo, interno o esterno che sia. Queste architetture possono
essere attraversate senza entrarvi: la strada diventa piazza ed è l’edificio a
definirla, a sovrastarla senza invaderla; esso si solleva dal suolo, diviene la
grande copertura che delimita, ma non chiude, consentendo alla città e alla
natura di penetrarvi. L’essenzialità, intesa come volontà di riduzione degli
elementi architettonici, porta, a sua volta, ad una diminuzione, alle volte quasi
impensabile, degli elementi strutturali: il minimalismo formale coincide con
quello strutturale.
L’immagine che si ottiene attraverso il ricorso alla grande
luce strutturale, è vicina ad una grandezza monumentale, sobria ed essenziale,
dove la scelta della forma, insieme al linguaggio brutalista, rafforza
l’espressività dell’oggetto architettonico, volto a rappresentare il popolo
brasiliano.